martedì 20 novembre 2012

Di totani e nomenclatura

Una decina d'anni fa* frequentavo il ginnasio, che poi sarebbero i primi due anni del liceo classico. Sempre che si chiami ancora così; sono decenni che vogliono eliminare il nome ginnasio, magari negli ultimi 10 anni ci sono riusciti. "Ciò che chiamiamo rosa anche con un altro nome conserva sempre il suo profumo", ma evidentemente il ginnasio con questo nome non insegna abbastanza. Del resto si sa che le riforme di sostanza sono sempre le più caldeggiate.

Sto divagando.
Una decina d'anni fa, dicevo, frequentavo il ginnasio e avevo una prof di latino tanto brava quanto stronza. Stronza in senso buono. Cioè, quasi buono... Insomma: non è che si divertisse a darci votacci, ma il suo sorriso era proporzionale alla difficoltà della domanda che poneva al povero interrogato di turno. Devo riconoscere che è grazie a lei se ho imparato la grammatica latina (che poi ho anche dimenticato, ma va beh, è normale), però l'ho odiata, oh quanto l'ho odiata... 

Questa prof era giovane, intorno ai quaranta, ma aveva delle occhiaie allucinanti. Aveva due totani perennemente parcheggiati sotto gli occhi. Non so se fosse perché aveva bambini piccoli, ma le sue occhiaie erano tali da essere diventate proverbiali in classe.

Ecco. Poi invecchi cresci e una mattina ti guardi allo specchio e cavolo, ho le occhiaie come la Brambilla. Sarà perché ieri ho lavorato fin tardi. E il giorno dopo cavolo, anche oggi. Sarà perché ieri sera sono uscita. E poi ti rassegni: i totani non se ne andranno. Punto e basta.

Per completezza di informazione ci tengo a precisare che i miei totani sono sensibilmente meno marcati di quelli della Brambilla.


*A fare il calcolo mi è partito un embolo... dieci anni!

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